Siccità, cabina di regia per trovare (se ce n’è) soluzioni rapide e concrete

Siccità, cabina di regia per trovare (se ce n’è) soluzioni rapide e concrete

Inutile giraci intorno: in Sicilia non piove da giugno del 2023 e negli invasi artificiali non c’è abbastanza acqua né per soddisfare le esigenze idropotabili né per venire incontro a quelle irrigue. Ci aspetta dunque una estate davvero difficile. A meno che la pioggia non arrivi nelle forme e nelle quantità idonee già da domani. Comunque sia, i raccolti dei cereali sono ormai irrimediabilmente compromessi, mentre piogge abbondanti “fuori periodo” possono essere pericolose per la viticoltura: si rischia di vedere  il film già visto nel 2023 con la peronospora che distrugge i grappoli. 

Un’ordinanza semplifica i prelievi dai corsi d’acqua

E mentre nessuno parla di ristori per gli agricoltori che hanno perso le semine o che non potranno coltivare gli ortaggi la prossima estate, oggi l’unica novità per l’agricoltura degna di nota sul fronte siccità è una ordinanza a firma del Commissario delegato per l’emergenza idrica in agricoltura e zootecnia. Per il periodo necessario al superamento della criticità idrica, con il l’ordinanza pubblicata ieri sul sito dell’assessorato Agricoltura, impone una deroga alle prescrizioni dell’Autorità di Bacino del Distretto Idrografico del 23 giugno 2022 e semplifica le procedure per l’attingimento nei corsi d’acqua per dissetare gli animali da allevamento e per l’irrigazione di soccorso delle colture.

Questa prima ordinanza a firma Dario Cartabellotta non sarà l’ultimo provvedimento da commissario delegato. Oltre al suo omologo indicato per gli usi civili (Leonardo Santoro, attuale segretario generale dell’Autorità di bacino del distretto idrografico della Sicilia) è stata aggiunta una cabina di regia composta da burocrati e docenti universitari coordinata dal Presidente della Regione, Renato Schifani. Lo stesso che qualche settimana fa aveva proprio delegato Cartabellotta e Santoro.

Una cabina di regia per la siccità con docenti universitari e senza dirigenti generali

Della cabina di regia fanno parte anche il dirigente generale del Dipartimento regionale tecnico Duilio Alongi; l’avvocato generale della Regione Giovanni Bologna; Mario Cassarà del Dipartimento regionale Acqua e rifiuti; Antonino Granata dell’Autorità di Bacino del distretto idrografico della Sicilia; Giorgio Domenico Micale, professore ordinario di Teorie dello sviluppo dei processi chimici del dipartimento di Ingegneria dell’Università di Palermo; Mario Rosario Mazzola, già professore ordinario di Costruzioni Idrauliche presso l’Università di Palermo, attualmente presidente della fondazione Utilitatis e componente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici; Enrico Foti, ordinario di Idraulica dell’Università di Catania; Salvatore Barbagallo, professore ordinario di Idraulica agraria dell’Università di Catania; Salvatore Sammartano, capo di gabinetto del presidente della Regione.

Cambio di rotta “politico”

Esperti e burocrati, peró, è bene non illudersi, difficilmente potranno trovare “soluzioni rapide e concrete” come ha chiesto il Presidente della Regione. La scelta di Schifani può anche apparire come il disperato tentativo di chi annaspa nel vuoto o di chi, ben conscio che (a meno di un miracolo) soluzioni immediate non ce n’è, butta fumo negli occhi dei cittadini. Facendo intendere che ci si agita e si lavora alacremente per risolvere un problema che, è vero, è figlio della siccità, ma che, è sarebbe bene riconoscerlo, ha radici antiche nei tanti anni di cattivo governo in cui, piuttosto che programmare e intervenire sul tema dell’acqua (quando pioveva regolarmente), si è preferito tirare a campare.

Il passato non ha insegnato niente

Gli anni bui della siccità del ’93 o del 2002 non hanno, evidentemente, insegnato nulla. Soprattutto sul fronte della programmazione e della ricerca di soluzioni nel medio e nel lungo periodo. Così a distanza di vent’anni ci troveremo di nuovo con i silos nelle piazze (chi non ricorda quegli orribili monumenti alla siccità?) e con gli invasi vuoti.

Invasi vuoti perchè non è piovuto abbastanza. Ma anche perchè per sicurezza non possono essere riempiti fino al livello massimo. A distanza di molti decenni dalla loro inaugurazione, infatti, non sono stati sottoposti a manutenzione e nemmeno adeguati agli standard antisismici. E poi c’è anche il problema dell’accumulo sul fondo dei detriti che hanno ridotto il volume idrico invasabile. Un problema evidentemente sottovalutato in fase di progetto perché non ci si è preoccupati di ridurre il trasporto solido nei corsi d’acqua che li alimentano con idonee sistemazioni idraulico-forestali. 

Invasi vuoti e condotte colabrodo

Vogliamo parlare poi della fatiscente condizione delle condotte idriche? Si perde una gran quantità d’acqua negli impianti dell’acqua potabile e molta di più in quelle irrigue. Oggi viene richiesto agli utenti finali di risparmiare la preziosa risorsa: usare lavatrice e lavastoviglie a pieno carico (come se il costo dell’energia elettrica non li avesse già convinti a farlo), chiudere il rubinetto mentre ci si lava i denti, non lavare l’auto con l’acqua potabile e così via cantando. 

Gli agricoltori in Sicilia, quando possono e dove possono, adottano da sempre tecniche di aridocoltura. E ben consapevoli del rischio siccità, dell’acqua cercano di non sprecarne nemmeno una goccia: da tempo usano sistemi irrigui localizzati e sofisticate tecniche capaci di utilizzare l’acqua nelle quantità e nei tempi necessari. Ma se l’acqua si perde lungo il tragitto percorso fino alla loro azienda, che colpa ne hanno?

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